In un discorso notevolmente schietto durante la conferenza della Bank of England, il consigliere delegato del Fondo Monetario Internazionale ha ipotizzato il fatto che Bitcoin e le criptovalute abbiano un futuro tanto quanto quello dello stesso Internet. La capolista delle criptovalute potrebbe dislocare le banche centrali, la banca convenzionale e mettere alla prova il monopolio delle monete nazionali.
Christine Lagarde-nata a Parigi, che detiene la sua posizione in IMF dal 201, afferma che gli unici problemi sostanziali con le criptovalute esistenti sono problemi risolvibili con il tempo.
Sul lungo periodo, la tecnologia stessa potrà rimpiazzare le monete nazionali, l’intermediazione bancaria convenzionale, e inoltre “mettere un punto di domanda sul modello bancario frazionario che conosciamo oggi”.
In una conferenza che ha punito i suoi colleghi per aver fallito nell’accettare il futuro, ha avvertito che “Non molto tempo fa, alcuni esperti erano convinti del fatto che i computer non sarebbero mai stati adottati, e che i tablet sarebbero stati soltanto dei costosissimi vassoietti per il caffé. Per questo penso che possa non essere saggio abbandonare le valute virtuali”.
Ecco i passaggi più rilevanti del suo documento:
«Partiamo con le valute virtuali. Per essere precisi, ciò non ha a che fare con i pagamenti digitali nelle valute esistenti attraverso Paypal e altri providers di “e-money” come Alipay in Cina, o M-Pesa in Kenya.
Le valute virtuali rientrano in una categoria differente, perché forniscono la loro propria unità di conto e i loro sistemi di pagamento. Questi sistemi permettono alle transazioni di basarsi su un peer-to-peer senza clearing house centrali, senza banche centrali.
Per ora, le valute virtuali come Bitcoin o Ethereum sfidano poco o per niente l’ordine esistente di monete in corso e di banche centrali. Perché? Perché sono troppo volatili, troppo rischiose, troppo ad alta intensità, e perché le tecnologie sottostanti non sono ancora scalabili. Molte sono troppo oscure per i regolatori; e alcune sono state violate.
Ma molte di queste sono sfide tecnologiche che possono essere superate con il tempo. Non molto tempo fa, alcuni esperti erano convinti del fatto che i computer non sarebbero mai stati adottati, e che i tablet sarebbero stati soltanto dei costosissimi vassoietti per il caffé. Per questo penso che possa non essere saggio abbandonare le valute virtuali.
Un valore migliore per i soldi?
Per esempio, pensate alle nazioni con istituzioni deboli e valute nazionali instabili. Invece che adottare la valuta di un’altro Stato – come il dollaro americano – alcune di queste economie possono assistere a un utilizzo crescente delle valute virtuali. Chiamatela dollarizzazione 2.0.
L’esperienza di IMF dimostra che c’è un punto di non ritorno oltre il quale la coordinazione intorno a una nuova valuta è esponenziale. Nelle Seychelles, per esempio, la dollarizzazione schizzò dal 20 percento del 2006 al 60 percento del 2008.
E ancora, perché i cittadini dovrebbero possedere valute virtuali invece che dollari, euro o sterline fisici? Perché un giorni potrebbe essere più semplice e più sicuro che ottenere banconote, specialmente nelle regioni più remote. E perché le valute virtuali potrebbero diventare addirittura più stabili.
Per esempio, potrebbero essere rilasciate in un rapporto 1 a 1 con i dollari, o un insieme stabile di valute. Il rilascio potrebbe essere completamente trasparente, governato da una regola credibile e predefinita, un algoritmo che può essere monitorato…o anche una “regola intelligente” che può riflettere il cambiamento delle circostanze macroeconomiche.
Così in molti modi, le valute virtuali possono dare alle valute esistenti e alle politiche monetarie una spinta per le loro monete. La risposta migliore dei banchieri centrali sarebbe di continuare a spingere le politiche monetarie effettive, e nel frattempo essere aperti a idee fresche e a nuove richieste, secondo l’evoluzione dell’economia.
Migliori servizi di pagamento?
Per esempio, considerate la domanda crescente di nuovi servizi di pagamento in paesi dove sta prendendo piede l’economia dei servizi condivisi e decentralizzati.
Questa è un’economia radicata nelle transazioni peer-to-peer, in pagamenti frequenti e di piccolo valore, spesso attraverso le frontiere.
Quattro dollari per dei consigli di giardinaggio di una signora in Nuova Zelanda, tre euro per una traduzione di un esperto di una poesia giapponese, e 80 penny per un rendering virtuale della storica Fleet Street: questi pagamenti possono essere effettuati con carte di credito e altre forme di “e-money”. Ma le tassazioni sono relativamente alte per transazioni di poco valore, soprattutto a livello internazionale.
Invece, i cittadini un giorno potrebbero preferire le valute virtuali, dal momento che potenzialmente offrono lo stesso costo e la stessa convenienza del denaro, nessun rischio di pagamento, nessun ritardo di compensazione, nessuna registrazione centrale, nessun intermediario che controlli conti e identità. Se rilasciate privatamente le valute virtuali restano rischiose e instabili, i cittadini potrebbero addirittura chiedere alle banche centrali di fornire forme digitali di valute legali.
Quindi, quando la nuova economia dei servizi arriverà a bussare alle porte della Bank of England, la farete entrare? Le offrirete del tè e liquidità finanziarie?
Nuovi modelli di intermediazione finanziaria
Questo ci porta alla seconda parte del nostro viaggio-nuovi modelli di intermediazione finanziaria.
Una possibilità è la rottura, o scissione, dei servizi bancari. Nel futuro, potremmo mantenere bilanci minimi per i servizi di pagamento su portafogli elettronici.
I bilanci rimanenti potrebbero essere conservati in fondi mutui, o investiti in piattaforme che offrono peer-to-peer con un margine in grandi dati e intelligenza artificiale per un conteggio di credito automatico.
Questo è un mondo di cicli di sviluppo del prodotto di sei mesi e di costanti aggiornamenti, per primo dei software, con un enorme premio sulle interfacce utente semplici e sulla sicurezza affidabile. Un mondo dove i dati regnano sovrani. Un mondo di un sacco di nuovi giocatori senza imporre filiali.
Qualcuno di voi solleverà il dubbio che ciò possa porre un quesito sul modello bancario frazionario che conosciamo oggi, se ci saranno meno depositi bancari e la moneta scorrerà nell’economia attraverso nuovi canali.
Come la politica monetaria può inserirsi in questo contesto?
Le banche centrali oggigiorno influenzano i prezzi dell’attivo attraverso distributori primari, o grandi banche, ai quali forniscono liquidità a prezzi fissi-chiamate operazioni di mercato libero. Ma se queste banche diventeranno meno rilevanti nel nuovo mondo finanziario, e la domanda di bilanci delle banche centrali diminuirà, la politica di trasmissione bancaria rimarrà come tale?»